Mangiare bio: una scelta di salute e consapevolezza
Sempre di più ci rendiamo conto che la scelta di mangiare bio è una scelta di salute e consapevolezza.
Il grande dilemma è sempre legato però ai prezzi: in agricoltura biologica ci sono casi in cui la buona qualità si abbina a un prezzo equo, e ciò va doppiamente a vantaggio del consumatore finale. Ma quando il biologico costa molto di più dei prodotti a distribuzione industriale, vale la pena di soffermarsi a capire il perché.
Se si confronta con i prezzi dei prodotti convenzionali praticati sui mercati nazionali o dei fornitori tradizionali, il bio è caro, soprattutto se non si tengono in debito conto le condizioni di produzione. Ma prendendo in considerazione altri criteri di valutazione -come le caratteristiche degli alimenti, i costi ambientali e sociali, i controlli e le certificazioni applicati alla filiera- il divario tra i prezzi non è poi così grande, mentre la differenza di valore diventa enorme.
Ecco che diventa importante anche saper fare la spesa bio, e qui vi abbiamo stilato un decalogo di consigli utili.
«Sapere l’origine degli alimenti è la condizione principale nelle scelte del “negoziante bio” -spiega Claudia Cecchetto – : prestare attenzione alle realtà dei produttori del territorio, organizzarsi per visitare le aziende locali, creare un legame umano con il fornitore, l’allevatore, l’agricoltore: sta infatti al negoziante verificare la serietà della certificazione, informarsi sulla filiera e accertarsi che tutti i passaggi in gioco siano di basso impatto per l’ambiente, selezionando così le ditte in base a requisiti anche etici: dando peso cioè non solo alla qualità del prodotto, ma anche della sua lavorazione e distribuzione».
In altre parole, occorre porsi alcune domande precise: da dove arriva la materia prima? Com’è stata raccolta, trattata, conservata e immagazzinata? Per quanto riguarda spezie, tisane ed integratori, come sono fatte le capsule, le bustine o le confezioni?
E ancora: l’etichetta contiene tutte le informazioni o solo parte di esse? L’azienda produttrice fa formazione per chi vende, fornisce supporti informativi al consumatore?
Claudia porta in campo un esempio per tutti: «che importanza può avere che il riso arrivi da un paese tanto lontano, magari molto inquinato, quando in Italia esistono risaie biologiche meravigliose convertite da decenni?
Dobbiamo saper vedere lontano, sprecare meno ma portare in tavola un riso dalle proprietà nutrizionali serie, magari quello di un’azienda che ha una storia da narrare, come il riso dell’azienda biodinamica delle Cascine Orsine in provincia di Pavia, un luogo incontaminato dove ancora cantano le rane, come ci tiene a dire la carismatica titolare dell’azienda Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fondo Ambiente Italiano e pioniera del metodo biodinamico in agricoltura, che lei pratica dagli anni Settanta, dopo una riconversione totale deiterreni di famiglia».
Sempre più consumatori sanno che mangiando bene si sta meglio. E sempre più consumatori restano affascinati nel sentirsi raccontare le storie di passione per la natura e di amore per la vita
che ci sono dietro ogni prodotto proveniente dall’agricoltura biologica nostrana.
È un mondo che merita di essere scoperto, assaggiato, gustato. In nome della salute e in nome della consapevolezza.